L’esposizione “Unbreakable: Women in Glass” è un’iniziativa incoraggiante per noi, donne in arte, una mostra con cui Adriano Berengo ha voluto omaggiare la creatività delle artiste insieme alle quali ha costruito il suo percorso personale che è diventato anche collettivo, è quello di elevare la materia di vetro dalla sua condizione artigianale fino farlo diventare arte pura. In questi anni ha coinvolto più di sessanta creative da tutto il mondo che potranno vedere le proprie opere esposte insieme e pensare all’energia straordinaria che sprigioneranno accomunate da un progetto così ambizioso.
È vero che nell’ambiente d’arte, il percorso per le donne è molto più faticoso e pieno di ostacoli, rispetto a quella degli uomini ed è vero anche che Adriano, come pochi altri, ha sempre reso complici le donne dei suoi progetti.
In ultimi secoli i movimenti femminili hanno fatto tantissimo per cambiare la condizione femminile, ma non abbastanza per raggiungere la reale parità. Per trasformare le nostre società, abbiamo bisogno accanto di uomini, capaci di manifestare con le proprie azioni loro volontà. La mostra “Unbreakable: Women in Glass” è una di queste manifestazioni.
La mia installazione “Opus” può avere diversi livelli di lettura: quello più immediato che suggerisce la visione dell’albero sradicato che giace per terra – il geroglifico del corpo sofferente dell’umanità – è una metafora di ciò che sta succedendo ora nel mondo, rappresenta la nostra vulnerabilità. Gli alambicchi di vetro trasparente si nutrono della linfa vitale del albero della vita ed è un messaggio di speranza. È la trasmutazione attraverso un’esperienza dolorosa e attraverso una conoscenza nuova della fragilità del nostro pianeta, della nostra civiltà.
E qui possiamo approfondire i significati dal punto di vista alchemico: l’immagine rimanda allo stadio iniziale del Magistero – la nigredo – stadio che rappresenta le difficoltà che l’adepto deve superare durante il suo viaggio iniziatico all’interno di se stesso per scoprire l’aurea apprehensio, cioè la conoscenza salvifica.
In alchimia l’albero è un simbolo femminile: affonda le sue radici nella terra e proietta i rami come le braccia nel cielo, unisce il cielo alla terra, il sacro al profano, il visibile all’invisibile. È associabile al potere generativo femminile della terra e del cosmo, poiché, come l’albero, il cosmo si rigenera incessantemente ed è sorgente inesauribile di vita, rappresenta la forza universale.
È l’albero di Sophia o Sofia (dal greco σοφία) – la sapienza (dal latino sapientia, derivato di sapiens -entis «sapiente, saggio»), è un concetto filosofico che presuppone il possesso teorico di approfondita scienza e capacità morale di saggezza.
L’albero è la Regina e gli alambicchi – gli Adepti – sono in atto di suggere, dal seno della Regina, il “latte della conoscenza”.
Gli alambicchi hanno funzione di distillare – nel senso allegorico e spirituale – possono distillare il nostro tempo, purificare il valore della nostra vita, aiutarci nella ricerca dello “spirito puro”, ovvero scoprire la quintessenza delle cose, trasformare la nostra mente in oro.
L’alchimia è una vera e propria filosofia della vita, è un’ideologia della salvezza e della libertà ed è un sistema di pensiero ottimista: la debolezza dell’alchimista costituisce la sua forza, il non raggiungere mai la sua meta dà la misura dell’ambizione dei suoi sogni.