Dante attraverso i simboli


Anno:2015
Biblioteca Nazionale di Letteratura Straniera, Mosca
Questa serie di opere su carta, eseguite con una tecnica elaborata dall’artista con i pigmenti di caffè, è un’indagine per misurati con la Commedia di Dante. Non si tratta di illustrazioni della Commedia di Dante, ma di una sua interpretazione. L’artista ha elaborato i versi del sommo poeta e ha sintetizzato nei simboli loro essenza. Ha tradotto in forme plastiche le astrazioni dell’intelletto del poeta. Lolita non raffigura gli avvenimenti o gesti ma si basa sull’essenzialità dei concetti e sulla rappresentazione delle emozioni trasmesse dal poema, si sofferma sui particolari che l’hanno colpito maggiormente. La visività della Commedia, la capacità di pensare per immagini di Dante prendono vita nelle idee estetiche di queste opere.

Inferno. Canto I
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita”

Inferno. Canto II “…poscia che tai tre donne benedette curan di te ne la corte del cielo,…” (Maria, Lucia e Beatrice – tre vergini che contro stanno alle tre bestie)

Inferno. Canto II
“…poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,…”
(Maria, Lucia e Beatrice – tre vergini che contro stanno alle tre bestie)

Inferno. Canto VII
“Assai la voce lor chiaro l’abbaia,
quando vegnono a’ due punti del cerchio
dove colpa contraria li dispaia”.
(quarto cerchio. Avari e spreconi)

Inferno. Canto X. “Suo cimitero da questa parte hanno con Epicuro tutti suoi seguaci, che l’anima col corpo morta fanno”. (sesto cerchio. Seguaci di Epicuro: atei, eretici)

Inferno. Canto X.
“Suo cimitero da questa parte hanno
con Epicuro tutti suoi seguaci,
che l’anima col corpo morta fanno”.
(sesto cerchio. Seguaci di Epicuro: atei, eretici)

Inferno. Canto XIII.
“Quando si parte l’anima feroce
dal corpo ond’ella stessa s’è disvelta,
Minòs la manda a la settima foce.
Cade in la selva, e non l’è parte scelta;
ma là dove fortuna la balestra,
quivi germoglia come gran di spelta.
Surge in vermena e in pianta silvestra:..”
(settimo cerchio, secondo girone. Violenti contro se stessi e contro i propri beni. Pietro Della Vigna)

Inferno. Canto XX.
“Come ‘l viso mi scese in lor più basso,
mirabilmente apparve esser travolto
ciascun tra ‘l mento e ‘l principio del casso,
ché da le reni era tornato ‘l volto,
e in dietro venir li convenia,
perché ‘l veder dinanzi era lor tolto”.
(ottavo cerchio, quarto girone. Indovini)

Inferno. Canto XVII.
“Come ‘l bue cicilian che mugghiò prima
col pianto di colui, e ciò fu dritto,
che l’avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce de l’afflitto,
sì che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto;
così, per non aver via né forame
dal principio nel foco, in suo linguaggio
si convertïan le parole grame”.
(ottavo cerchio, ottavo girone. Legenda di Perillo da Atene – bue di rame)

Purgatorio. Canto II.
“…gridò: “Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco l’angel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di sì fatti officiali.
Vedi che sdegna li argomenti umani,
sì che remo non vuol, né altro velo
che l’ali sue, tra liti sì lontani”.
(ai piedi della monte del Purgatorio. Arrivo e sbarco di anime)

Lolita Timoteeva
info@lolitatimofeeva.it